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Due anticorpi bloccano Covid. Tre per ora i farmaci più efficaci

Farmaci Redazione DottNet | 30/09/2020 21:10

E' stato scoperto che S2E12 che S2M11 impediscono al virus di attaccarsi al recettore Ace-2

Scoperti due super anticorpi che bloccano l'ingresso del virus SarsCov2 nelle cellule: agiscono con meccanismi leggermente diversi fra loro e se somministrati in piccole dosi, singolarmente o insieme, riescono a prevenire l'infezione nei topi. Il risultato, che apre la strada a nuove terapie basate su cocktail di anticorpi (utili anche contro i virus mutanti), è pubblicato su Science da un gruppo internazionale guidato dall'Università di Washington, a cui hanno partecipato anche Massimo Galli (nella foto), Agostino Riva e Arianna Gabrieli dell'Ospedale Sacco di Milano. Secondo il virologo Galli, i due nuovi anticorpi neutralizzanti, denominati S2E12 e S2M11, sono "assai promettenti per sviluppi futuri nella cura di Covid-19", come spiega in un tweet.     I ricercatori li hanno identificati passando in rassegna quasi 800 anticorpi isolati da 12 pazienti guariti dall'infezione. Il loro meccanismo d'azione è stato studiato a livello molecolare grazie al super microscopio crioelettronico (una tecnologia premiata con il Nobel per la chimica nel 2017). 

In questo modo si è scoperto che sia S2E12 che S2M11 impediscono al virus di attaccarsi al recettore Ace-2 della cellula ospite e lo fanno con meccanismi d'azione diversi e in competizione fra loro. L'anticorpo S2M11, in particolare, riesce anche a bloccare la famosa proteina Spike che il virus usa come chiave per entrare nella cellula, impedendo di fatto l'infezione.   Oltre a neutralizzare il virus, gli anticorpi sembrano favorire anche la reazione di specifiche cellule immunitarie che combattono le infezioni, aiutandole a eliminare il nemico.  "Pensiamo che sfruttare meccanismi d'azione multipli, diversi e complementari permetta di avere più benefici nelle applicazioni cliniche", scrivono gli autori dello studio. "I nostri risultati aprono la strada al perfezionamento di cocktail di anticorpi per la profilassi o la terapia che potrebbero presentare il vantaggio di evitare o limitare la comparsa di virus mutanti capaci di sfuggire alle difese dell'ospite".

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Un  altro cocktail di anticorpi monoclonali è stato messo a punto dall'azienda di biotecnologie Usa Regeneron; ha dato buoni risultati preliminari su pazienti colpiti dal covid-19. I malati erano ad uno stadio iniziale dell' infezione: secondo una comunicazione delle stessa Regeneron, il 'cocktail' avrebbe migliorato i sintomi e diminuito sensibilmente la concentrazione del virus nella gola e nelle mucose dei pazienti. Gli effetti positivi sono stati osservati in 275 pazienti, parte di un trial che ne sta ancora arruolando 1.000.  I dati emersi sinora "sono molto promettenti" , in particolare per i pazienti che non avevano ancora montato una risposta naturale immunitaria contro il Sars-Cov-2, fatta scattare invece proprio dagli anticorpi utilizzati, ha commentato Jeanne Marrazzo, direttore del dipartimento malattie infettive della University of Alabama.  Nessuno dei pazienti su cui e' stato sperimentato il cocktail era ospedalizzato, ma quelli sottoposti alla terapia hanno comunque avuto bisogno di meno visite mediche degli altri.  Il cocktail contiene un anticorpo monoclonale unitamente ad un altro tipo di anticorpo: insieme - dicono gli esperti - bloccherebbero la replicazione del virus.  Regeneron ha annunciato la prossima pubblicazione di altri dati, e di essere in trattative con Food and Drug Administration per una possibile autorizzazione di emergenza al farmaco a base di anticorpi monoclonali.

Al momento però sono solo tre i farmaci che si sono dimostrati realmente efficaci e sicuri: remdesivir, desametasone (con parere favorevole dell’Agenzia europea dei medicinali) ed enoxaparina. In Italia l’Agenzia del farmaco (Aifa) ha autorizzato 45 studi clinici, la maggior parte tuttora in corso, ma che in molti casi hanno dato risultati preliminari deludenti. Tuttavia l’unica terapia approvata per Covid è arriva dal remdesivir, un antivirale nato in chiave anti-Ebola che negli studi ha mostrato un’interessante attività contro Sars-CoV-2. Il farmaco, di fascia H (solo per uso ospedaliero), è in commercio da circa un mese con il nome Veklury, dopo l’approvazione dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema). Il farmaco può essere fornito al momento esclusivamente nell’ambito dell’Emergency support instrument (Esi), strumento con il quale la Commissione Europea ha messo a disposizione degli Stati membri e del Regno Unito un quantitativo contingentato di confezioni, al fine di coprire il fabbisogno clinico in attesa della disponibilità commerciale del farmaco. Il remdesivir può essere usato solo in pazienti adolescenti (di età pari o superiore ai 12 anni) o adulti con polmonite che richiede ossigenoterapia supplementare. Non solo: è l’Aifa, su richiesta del medico ospedaliero, ad approvare la somministrazione del farmaco al singolo paziente. Una strategia volta a evitare sprechi ed eccesso di prescrizioni.

In fascia A sono gli altri due farmaci efficaci nell’infezione da coronavirus: il desametasone, un corticosteroide molto potente, e l’anticoagulante enoxaparina. Il primo è un antinfiammatorio, senza un’attività specifica contro Sars-CoV-2, ma che, secondo la revisione dell’Agenzia europea per i medicinali, può essere considerato un’opzione di trattamento per i pazienti che richiedono ossigenoterapia (dalla somministrazione di ossigeno supplementare alla ventilazione meccanica). L’enoxaparina è presente in tutti i protocolli per Covid, pur senza un parere definitivo delle autorità regolatorie: previene gli eventi tromboembolici che sono spesso causa di morte. Due i dosaggi in studio: uno medio-basso (come prevenzione) e uno più alto, nella terapia delle fasi acute in ospedale.

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